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“Ce la posso fare, posso fare meglio di mio padre!”. A lezione di educazione ambientale allo Youth Center di Gela con Giosef Enna

Ambiente e sostenibilità: questo è stato l’argomento del laboratorio di cittadinanza attiva dello scorso 4 marzo allo Youth Center di Gela – Macchitella.

I formatori di Giosef Enna, insieme agli alunni delle scuole paritarie Quasimodo e Romagnoli hanno affrontato uno dei temi più attuali degli ultimi anni, uno dei più cruciali e fondamentali per l’evoluzione delle nostra specie: la sostenibilità ambientale.

La nostra riflessione è partita dalla considerazione che i bambini possono iniziare a comprendere l’effetto a lungo termine prodotto dalle persone sull’ambiente partendo dalla loro realtà quotidiana e poi estendendo le loro osservazioni a un contesto globale.

Per questo motivo con i soliti metodi informali abbiamo realizzato delle flip charts e dei cartelloni carichi di contenuti altamente di valore.

Gli obbiettivi che abbiamo davanti sono molti e non facili. Il primo è quello di fare tornare i bambini al centro della vita della città. Perché questo avvenga è necessario bilanciare le esigenze di varietà, imprevedibilità, difficoltà – fondamentali per la crescita – con quelle della sicurezza e del controllo. La città a misura del bambino è questa anche se essa non è molto diversa dalla città a misura d’uomo di cui si fa un gran parlare. Se una città va bene per un bambino va bene per tutti.

Non basta, però, restituire la città al bambino, è anche importante restituire il bambino alla città. La sua presenza impone ad amministratori, progettisti ed alla popolazione in genere di recuperare due abilità preziose: quelle di ascoltare e quelle di immaginare. Gianni Rodari in una delle sue favole parlava di un terzo orecchio che consentiva di cogliere le parole anche più fievoli, le esigenze a malapena percepibili, i bisogni appena sussurrati. Era l’orecchio capace di ascoltare e capire il bambino e rispondere – anche progettualmente – alla sua domanda di città.

La seconda abilità, o virtù, è quella della immaginazione. Guardare la città con gli occhi del bambino è sempre stata una pratica prevalentemente letteraria. Spesso, gli scrittori hanno viaggiato nel passato dell’infanzia per conoscere e riconoscere la propria città. Si sono immaginati bambini per ritrovare il gusto della scoperta del mondo e dell’esplorazione della città. Walter Benjamin parla degli occhi del bambino e del viaggio nell’infanzia come mezzi insostituibili per conoscere la città in cui viviamo da adulti. Immaginare è riuscire a vedere e capire con questi occhi la città esistente e ad immaginare quella che, avendo il bambino come riferimento, possiamo progettare e realizzare.

Durante il pomeriggio abbiamo avuto il piacere di incontrare il Dott. Angelo Falcone, dei Vivai Falcone, un’azienda locale che lavora in un’ottica di totale rispetto dell’ambiente. Le loro piante sono allevate all’aperto, senza forzature e con concimazioni equilibrate in modo da ottenere piante sane, robuste e resistenti.

I bambini possono fare la loro parte nella protezione e nel miglioramento dell’ambiente. A livello personale, possono valutare e cambiare il proprio stile di vita e ridurre l’impatto che questo ha sull’ambiente (per esempio preservando le risorse idriche ed energetiche, evitando lo spreco di alimenti, etc.). A livello locale possono invece partecipare a progetti per rendere le loro case, scuole e organizzazioni giovanili più eco-friendly (per esempio con l’utilizzo di prodotti sicuri, di bidoni dei rifiuti, e di materiali riciclabili).

Siamo convinti che i bambini possono valutare la politica e le pratiche della loro comunità locale, regionale e nazionale, e suggerire dei miglioramenti.  Per questo che ogni mercoledì pomeriggio ci sediamo ad ascoltare le loro opinioni, per crescere e migliore, insieme.

“Ce la posso fare, posso fare
Meglio di mio padre
Io ce la posso fare, cambiare
La mia razza si estingue
Ce la posso fare, posso fare
Meglio di mio padre
Io ce la posso fare, ripartire
La mia razza si estingue”





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